Desiderando consegnare un ricordo vivo di Don Giacomo Gustinelli alla nostra comunità marianese e a quanti lo hanno incontrato e conosciuto, mi affido ai quasi sessant’anni che, come sacerdote marianese, ho vissuto incrociandolo volentieri, perché molto legato a lui con un’amicizia veramente fraterna.
Da uomo semplice, riservato, che amava fuggire dalle feste e dalle celebrazioni solenni, ci lascia una preziosa testimonianza di vita sacerdotale e missionaria, caratterizzata da una precisa scelta degli ultimi e dei poveri.
Mi permetto di riferire un pensiero-desiderio di Papa Francesco, che sintetizza in una maniera splendida il cammino percorso da Don Giacomo nei suoi lunghi 57 anni di sacerdozio: “Noi dobbiamo aprirci alle periferie, riconoscendo che anche chi sta ai margini, addirittura colui che è rigettato e disprezzato dalla società, è oggetto della generosità di Dio.
Tutti siamo chiamati a non ridurre il regno di Dio nei confini della “chiesetta” -la nostra “chiesetta piccoletta”- ma a dilatare la Chiesa alle dimensioni del Regno di Dio.
La Chiesa di Gesù Cristo è una “Chiesa in uscita”, una Chiesa dinamica che si apre verso il mondo, che non si ripiega su se stessa e sui suoi problemi interni, ma tiene lo sguardo sulle “periferie” geografiche ed esistenziali”.
Ordinato sacerdote il 28 giugno 1960 nella Cattedrale di Imola da Mons. Benigno Carrara (vescovo bergamasco), Don Giacomo vive la sua prima esperienza pastorale a Riolo Terme come vicario parrocchiale di Don Vincenzo, un sacerdote di vecchio stampo che lo plasma e lo introduce nel mondo dei giovani in un contesto marcatamente “comunista”, ma ugualmente “interessato” al messaggio evangelico e alla dottrina sociale della Chiesa, come ho avuto modo di costatare personalmente durante le mie visite in questa vivace città romagnola.
Nel 1966 fa la scelta missionaria come “sacerdote fidei donum” a servizio del Brasile, dove resterà fino al 2005 con qualche rientro forzato in Italia e per motivi di salute personali e per assistere l’anziana mamma Teresa, morta a 92 anni.
Due le parole-chiave che riassumono molto bene il suo impegno missionario in Brasile: annuncio del Vangelo e promozione dell’uomo, come questo vasto paese latino-americano reclamava con grande forza.
Don Giacomo era profondamente convinto della necessità e dell’urgenza di predicare il Vangelo, incarnandolo in gesti di carità e di servizio alle persone incontrate.
Prima destinazione brasileira è la Parrocchia di S. Maria da Vitoria, nella Diocesi di Bom Jesus da Lapa (Bahia), a più di 750 chilometri dalla città di Salvador, capitale dello Stato della Bahia.
È una comunità contadina, molto povera, marcatamente oppressa dai potenti “fazenderos” locali, ma molto religiosa.
La gente è molto povera e necessita anche di un impegno notevole nel promuovere l’alfabetizzazione tra i ragazzi e gli adulti.
Da questa comunità uscirà comunque Dom Walmor Oliveria de Azevedo, l’attuale Arcivescovo di Belo Horizonte (Minas Gerais).
I tanti disagi e la marcata povertà mettono a dura prova il suo fisico e, pertanto, viene spostato nello Stato di S. Paulo, diventando parroco di Parque S. Antonio, nella Diocesi di Mogi das Cruzes, diocesi suffraganea di S. Paulo.
Accolto dalla famiglia di Maria Ignacio Vilela (la generosa infermiera di S. Paulo che, lasciando il Brasile e trasferendosi a Mariano, accompagnerà Don Giacomo fino alla morte), accanto al suo impegno pastorale si dedica al lavoro di elettricista e promuove numerosi corsi professionali (elettricisti, falegnami, idraulici) per i giovani: per gli uomini adulti promuove una cooperativa di muratori, mentre per le donne fonda una cooperativa di taglio e cucito.
Nel 1979 è costretto a rientrare a Mariano per una grave malattia della mamma che, rimasta vedova da anni, può contare solo su Don Giacomo, figlio unico, perché due sorelline erano morte ancora bambine.
Man mano la mamma si riprende, Don Giacomo vola in Portogallo per offrire un aiuto temporaneo a Padre Luigi Nesi, marianese, parroco di Nazarè e poi riparte per il Brasile.
La nuova destinazione è la città di Parnaiba, nel poverissimo Stato del Piauì.
Il Vescovo Dom Edvaldo lo assegna alla Chiesa Cattedrale, nominandolo nel contempo responsabile della Caritas Diocesana.
Qui tenta di nuovo la creazione di una cooperativa di pescatori e di una cooperativa di ricamo per le donne, mentre nella città di Parnaiba apre una Cartolibreria, sempre desideroso di far maturare le persone e di renderle capaci di assumere in prima persona la responsabilità della conduzione delle stesse cooperative.
Purtroppo, il suo forzato rientro in Italia nel 1997, per assistere la mamma ormai prossima a morire, segna la fine di queste esperienze.
Nel 1998 muore mamma Teresa, amorevolmente assistita dal figlio sacerdote e dalla fedele Maria fino all’ultimo respiro.
Don Giacomo decide di ritornare nuovamente in Brasile e per la seconda volta arriva nello Stato di S. Paulo.
Per un breve tempo lavora a Santo Andrè, in una parrocchia dell’omonima diocesi suffraganea della vasta diocesi di S. Paulo ma, in seguito, raggiunge la Diocesi di Guarulhos, dove il vescovo italo-brasiliano Dom Luiz Gonzaga Bergonzini gli affida il delicato ministero di Penitenziere Vescovile nella Cattedrale di Guarulhos.
È un incarico molto amato da Don Giacomo, ma anche particolarmente oneroso, perché lo impegna in confessionale per parecchie ore al giorno e richiede una grande capacità di ascolto.
Con l’insorgere di ripetuti problemi di salute, dopo un po’ di tempo deve lasciare la Cattedrale e col consenso del suo vescovo si trasferisce nella periferica parrocchia della Cocaia come collaboratore parrocchiale.
Nel 2005 le sue condizioni di salute lo costringono a rientrare definitivamente in Italia e si stabilisce a Mariano nel suo piccolo appartamento di Via Beccaria, assistito sempre dalla fedele Maria.
Il suo rientro risulta ben presto una benedizione per Mariano e per le parrocchie vicine, perché, salute permettendo, è sempre disponibile per le confessioni, per la celebrazione dell’eucarestia, per ascoltare, consigliare e confortare quanti frequentano la sua casa nei momenti di particolare difficoltà.
È ricoverato più volte all’ospedale, ma, appena dimesso e recuperate un po’ le forze, continua il suo silenzioso servizio, accompagnato da una costante preghiera di intercessione per tutti e in particolare per i sacerdoti.
All’alba di lunedì 20 novembre rende serenamente l’anima a Dio, che aveva servito come sacerdote fedele per ben 57 anni.
Muore a 84 anni.
Volendo far tesoro della sua testimonianza cristiana e sacerdotale, si possono sottolineare in particolare:
- un’intensa e convinta esperienza di preghiera;
- una grande passione per la Parola di Dio meditata personalmente e condivisa con gioia coi fedeli attraverso brevi riflessioni, non solo nelle messe domenicali, ma anche in quelle feriali;
- un amore grande per l’eucarestia, celebrata “ bene e con calma”;
- una particolare attenzione al sacramento della confessione, ricevuto personalmente e amministrato con generoso impiego del suo tempo;
- un costante interessamento per i i bambini poveri del Brasile. A questo scopo convince il sottoscritto a fondare il Lar Amigo, un’Associazione Onlus per le Adozioni a distanza che, dal 1993, coinvolge un bel numero famiglie bergamasche e non;
- un’attenzione singolare per le vocazione al sacerdozio e per i sacerdoti; per loro pregava costantemente e a lungo, soprattutto durante gli ultimi anni;
- un’amicizia veramente sincera e fraterna coi sacerdoti e i laici incontrati durante la sua vita.
Ora Don Giacomo riposa nella Cappella dei Sacerdoti nel Cimitero di Mariano al Brembo, in attesa della risurrezione.
Don Mario