Un grande affetto cresciuto grazie a piccoli, piccolissimi fatti lega la nostra famiglia a don Giacomo.

Siamo stati giovani in quel periodo dove il desiderio di fare qualcosa per quello che era chiamato Terzo Mondo era forte e varie esperienze nei Gruppi Missionari Parrocchiali ci avevano fatto avvicinare a don Giacomo, sacerdote in Brasile.

Eravamo da poco sposati e quando rientrava a Mariano per ragioni personali lo incontravamo e ci raccontava della sua vita là.

Negli anni 90 non si viaggiava ancora così spesso e il Brasile sembrava una terra lontana.

Don Giacomo ha amato quella terra e quelle persone tanto che nel parlare ne aveva preso l’intonazione e a volte diceva delle parole che in italiano non esistono, prese direttamente dal portoghese.

Poi, per seguire la mamma malata, don Giacomo è rientrato definitivamente a Mariano.

Per noi è stato un momento di grazia: ci ha seguito, approfondendo il Vangelo, nel gruppo di giovani coppie che si ritrovava per leggere la Parola di Dio, in casa in ragione dei figli che via via nascevano.

I commenti di don Giacomo erano profondi e intrisi dell’esperienza di vita spesa per gli altri.

È nata la nostra prima figlia e don Giacomo è venuto a farci visita. “Che giorno è nata?” – chiese – “Oi” – rispose – perché era il giorno del suo compleanno.

Questo minimo fatto ci ha legati ancora di più a lui.

Durante le celebrazioni eucaristiche era importante ascoltare le parole di Don Giacomo, la sua era una visione, come si dice oggi, globale; commentava la Parola tenendo in conto che il mondo è grande e fatto di realtà e popoli diversi rispetto a quanto viviamo a Mariano.

Ricordiamo il suo servizio anche nella Parrocchia di Osio Sopra, dove era benvoluto. e ricordiamo il suo servizio anche quando era malato, sull’altare, tremante ma pieno di fede, dava esempio delle sofferenze al servizio degli altri.

Anche il giorno del funerale abbiamo fatto esperienza che sei stato nostro amico.

Grazie don Giacomo!

Maddalena e Paolo