In tali condizioni fisiche, questo nostro piano dove sorge Mariano, quando avrà cominciato a popolarsi?
Circa 3.500 anni fa l’uomo arrivò nella Bergamasca cominciando a popolarla.
Il primo popolo che arrivò nelle nostre zone fu sicuramente quello “Ligure” proveniente dai Balcani, nel I. 500 a.C. si fermò sul nostro territorio molto ricco di foreste e boschi che racchiudevano ogni ben di Dio.
Con i Veneti e i Gepidi, vennero nella pianura Padana dalle valli del Danubio e soprattutto dalla Drava e dalla Sava, e l’Adda divenne una linea di demarcazione.
Essendo un popolo cacciatore, qui trovò un grandissimo numero di animali.
Della loro permanenza è rimasto qualcosa anche nel dialetto e nella lingua italiana come: “malga, barca, malva…”. Ma anche nel nostro dialetto ritroviamo delle parole che hanno origine dalla lingua parlata dai Liguri: una lingua indoeuropea. Tra questi troviamo: “KRUZE (croce), LESE (leggere), KOZE (cuocere)”.
Che poi la fitta rete di selve si conservasse nelle campagne e vicino al fiume Brembo, fino in tempi assai recenti ci viene confermato da un Decreto dei rettori di Bergamo dei 1582, riportato nelle “Effemeridi” dal P. Calvi (vol. 1, pag. 373), ingiungente la estirpazione di intere boscaglie di questi dintorni, come quelle dove “Nascondevansi assassini che levavano non solo la robba, ma la vita ai viandanti”.
Dal VI al IV sec. a.C. il territorio di Mariano venne occupato, come tutto il territorio bergamasco, dagli Etruschi, alla ricerca di minerali dei sottosuolo.
Il loro dominio finì nel 550 a.C. con l’arrivo dei Galli Cenomani e, malgrado la resistenza gli Etruschi non seppero opporsi alla prima invasione barbarica, che distrusse la città (allora semplice paese) di Bergamo chiamata Barra, che verrà poi ricostruitale che prenderà il nome da loro coniato e cioè “BERGHEM”, voce celtica che significherebbe abitazione montana o sopra il colle.
Furono loro a introdurre l’agricoltura e tracciare le prime strade: certo erano dei viottoli che si snodavano tra i campi e i boschi. Attraverso le strade cominciarono a comunicare, a commerciare, a coniare le prime monete, e la regione divenne talmente ricca e prosperosa che Cicerone, definì la zona “fiore d’Italia”.
Se guardiamo alla posizione geografica ci accorgiamo che Mariano sorge precisamente sulla linea di divisione tra la striscia ubertosa scendente da Bergamo a Brignano, e i vasti terreni ghiaiosi che servono di margine al Brembo: e ciò indica indubbiamente come il nucleo primitivo del paese fu edificato sulle rive del Brembo, fin da quando il Brembo aveva il suo letto un miglio più in qua di quello dove è oggi, e la sua prima dislocazione era presso l’attuale cascina Cimaripa.
Tutto ciò è confermato dai ritrovamento archeologia avvenuti in quella zona, riportati anche dal professore Mantovani (GLI SCAVI ARCHEOLOGICI DELLA PROVINCIA DI BERGAMO – in atti dell’Ateneo di Bergamo – vol.X, p.11 ” pag. 233 – MARIANO AL BREMBO – Marelianum: anno 742):
“nel podere chiuso da cinta, detto Cima Ripa .. in occasione di lavori agricoli compiuti dal 15 dicembre 1882 al 15 gennaio 1883, su di un’area di circa due pertiche ed a cm. 80 di profondità, si scoprirono…oggetti i quali formavano la suppellettile di una tomba dell’epoca romana… “. segue una descrizione degli oggetti: BRONZO: due fibule a fettuccia triangolare (.. segue descrizione) – FERRO: spada bitagliente, con molti pezzi di sottile lamina appartenenti al suo fodero (.. segue descrizione, lunghezza e larghezza, ornamenti iscritti), cuspide di lancia a grossa costola mediana (.. segue), quattro anelli di differente grossezza nel cordone che li forma (.. segue descrizione, due spranghette ornamentali a cordone (.. segue) – TERRACOTTA: patella ad orlo rientrante di pasta giallastra (..segue), due lakene, di pasta giallastra-fine (..segue minuziosa descrizione per dimensioni ed ornamenti). Di nessuna moneta diedero conto gli scavatori. Il sepolcro di Cima-ripa appartenne certamente all’epoca imperiale romana. In tale località altre – e secondo mi assicura – ben più ricche scoperte sarebbero state fatte per l’addietro”.
Di questi ritrovamenti possiamo ancora oggi osservare gli oggetti di maggior pregio presso il Museo Archeologico di Cittadella, a Bergamo, dove è esposta, in bella evidenza anche una “spada gallica da corredo tombale, ripiegata intenzionalmente a simboleggiare la morte dei guerriero”.
Il Mantovani riporta anche che, nello stesso posto ben più ricche scoperte sarebbero state fatte tempo addietro, ma tutto fu guastato o trafugato all’insaputa dei proprietari.
Conclude con questa considerazione: “Ma tutto fu guastato o trafugato, ad insaputa – s’intende – dei proprietari. (..segue ringraziamenti ai proprietari). Il paesello di Mariano dovrebbe essere stato anticamente in condizioni assai migliori d’oggi, sapendosi che, già fin dai primi secoli medioevali, vi si esercitavano talune industrie, fra cui quella dei fulloni e dei tintori”.
Nel libro: “Storia di Bergamo e dei bergamaschi” di Bortolo Belotti viene citato ancora Mariano, dove, nel vol. I, pag. 19, dice: “La presenza celtica nel territorio bergamasco si può cogliere in varie località (Malpaga, Mariano al Brembo, Verdello, Bolgare, Calcinate, Cavenago, Misano Gera d’Adda, Ghisalba ecc.), ma solo in corredi tombali appartenenti a vari momenti dal IV al 1 sec. a.C.”
Da questi documenti possiamo dedurre che 2.000 anni fa, esisteva un insediamento umano nella zona detta “Cima Ripa”, che è da ritenersi il primo insediamento degli abitanti di Mariano, e non siamo lontani dal vero nel confermare quanto detto sopra, pensando anche alla felice posizione (è vicina al fiume Brembo, e ne domina la vallata sottostante), che ne faceva un punto strategico.
Arrivarono poi i Galli Senoni di Brenno che provocarono altre distruzioni, finché a loro volta vennero sconfitti nel 195 a.C. dai Romani e tutto il territorio si sottomise a Roma come “colonia italica autonoma”.
Le tracce della loro colonizzazione, avvenuta nel I secolo a.C., quasi cento anni dopo la conquista di questi territori, si possono ancora oggi trovare nelle mappe catastali in cui si evidenza chiaramente una caratteristica fondamentale della costruzione romana: la suddivisione geometrica dei territorio.
La strada preromana che passava per Mariano nella zona di Cima Ripa venne potenziata dagli stessi romani per congiungere Bergamo a Milano, la stessa strada ancora esistente, detta “Reginada”.
D’altra parte, la strada che tragittava il Brembo, come afferma il Fornoni toccava Bergamo, Sforzatica, Mariano, Marne, Trezzo, e proseguiva per Milano. Oltrepassava il fiume Brembo ad Osio Sopra, nei pressi di Marne, dove sono evidenti i resti del ponte romano “ponte Corvo”, dove l’ansa dei fiume era più stretta.
Se così è, dunque allorché fu costruita l’antichissima strada preromana, Mariano aveva già raggiunta una buona età, e avrà goduto una vita per quei tempi ragguardevole durante tutto il periodo in cui questa importantissima via rimase in funzione.
E questo ponte Corvo quando fu distrutto, e perché?
“Quando, – scrisse il Fornoni, senza avvedersi d’aver preparato una risposta per noi, – quando nel XIII secolo, rifattosi il ponte di Canonica, venne riattivata la via Francesca attraverso il piano bergamasco, venne nello stesso tempo rifatta la via che da Canonica conduceva a Ponte S. Pietro. Da questo momento il ponte di Marne non poteva prestarsi che alle mercanzie di contrabbando; è naturale quindi che la via che vi passava venisse rotta e che il ponte, una volta abbattuto, non si realizzasse più”.
I romani diedero impulso alla costruzione di strade e delle fattorie più o meno grandi chiamate “Villae”, e il territorio di Mariano, nell’organizzazione amministrativa romana, faceva parte dell’undicesima Pagus.
Il “Pagus”, secondo la definizione del Calepino, è un territorio rurale, collocato nella zona o parte di una regione; il “Vico “, invece, è l’agglomerato di più case vicine. Il vico quindi è un villaggio che fa parte di una pago. Da ciò deduciamo che Mariano, (Vico Mareliano) era un villaggio che faceva parte dell’undicesimo Pagus.
Lo stesso nome “Mariano”, secondo il Mazzi risalirebbe all’epoca romana, come altre località con i nomi terminanti in -anum, che prende il nome dall’originario possessore dei terreno su cui sorse il primo villaggio: quindi Mariano, per Marellianum, da Marellius.
In seguito all’affermarsi della struttura gerarchica cristiana, i “Pagui” vennero trasformati in “Plebanie”, affidate a un “Rettore”, e il territorio, ivi compreso Mariano venne accorpato alla “Plebania di Pontirolo”, a cavallo dei due territori di Bergamo e Milano.
Per quattro secoli il nostro territorio visse un periodo felice e sostanzialmente stabile, caratterizzato dalle leggi imposte da Roma che diedero impulso al commercio, alle attività sociali e allo sviluppo della cultura. Di questo periodo non abbiamo documenti, ma soltanto degli studi che riguardano il territorio e la sua suddivisione operata dai Romani, e che va sotto il nome di “centuriazione”.
Fonte: “Appunti sulla storia di Mariano” di Mario Colombo