Parrocchia Mariano al Brembo

Un prete scrittore: Don Andrea Riccardi (1788 – 1844)

Già in altre circostanze abbiamo avuto modo di proporre alcune notizie biografiche di sacerdoti che hanno esercitato il loro ministero nella nostra parrocchia; in questo contributo alla storia della comunità marianese vogliamo soffermarci su una figura sacerdotale molto significativa soprattutto in ambito diocesano.

La persona cui ci riferiamo è il sacerdote don Andrea Riccardi, vicario parrocchiale a Mariano dal 1806 al 1808.

Questo sacerdote era nato ad Ardesio, in Val Seriana, il 30 luglio 1778 da Domenico Riccardi e Lucia Boccardi. Fin dall’infanzia egli partecipa attivamente alla vita parrocchiale, tanto da essere messo a capo di una delle Congregazioni mariane del paese, nate dopo una missione parrocchiale tenuta dal gesuita padre Luigi Mozzi.

Entrato nel seminario diocesano, posto nel Convento dei Celestini in Borgo S.Caterina, continua a brillare per l’intensa vita spirituale e inizia a frequentare i corsi di Retorica e Logica. Nel 1797 anche Bergamo è attraversata dai moti rivoluzionari e così le autorità della Repubblica cisalpina sanciscono il 28 luglio dell’anno seguente la chiusura del seminario.

il Vescovo Gianpaolo DolfinIl Riccardi è inviato a Verona dal vescovo di Bergamo Gian Paolo Dolfin e qui può proseguire gli studi di teologia; nel 1800 può tornare a Bergamo e seguire così i corsi di teologia dogmatica sotto la guida del canonico Giuseppe Benaglio.

Nel 1801 il Riccardi è consacrato sacerdote dal vescovo Dolfin e per due anni circa si stabilisce nella casa materna per assistere la madre inferma; nel frattempo esercita il suo ministero nell’insegnamento della lingua italiana ai ragazzi poveri e nella cura pastorale, aiutando il parroco don Antonio Fagiuoli.

Dopo la morte della madre si trasferisce a Vimercate dove insegna Retorica nel Monastero dì San Girolamo e da qui passa poi al medesimo compito nel Collegio Ghidini di Bergamo, insegnando però Belle Lettere.

Per due anni è vicario parrocchiale di Mariano e, di fatto, è l’unico sacerdote a prendersi cura della parrocchia, priva di una presenza stabile del parroco Agostino Doneda. Pur rimanendo poco tra noi egli ha sicuramente esercitato con grande zelo il ministero sacerdotale e forse anche l’attività d’insegnamento soprattutto con le fasce meno abbienti.

Da Mariano passò a Clusone dove la municipalità lo aveva chiamato come rettore del nuovo collegio per i giovani dell’Alta Valle Seriana e della Val di Scalve; il progetto diviene operativo grazie alla passione e alla tenacia di don Riccardi e può raccogliere numerosi giovani.

Ad un certo punto si verificano dei contrasti con le autorità municipali e il Riccardi lascia la comunità di Clusone per trasferirsi nuovamente nella natia Ardesio, dove i capifamiglia lo avevano eletto alla guida della comunità a seguito delle dimissioni del parroco Fornoni.

Egli esercitò con gran cura il suo nuovo incarico in tempi difficili per la comunità, segnata dalla carestia e dalla diffusione del colera; il parroco appoggia la vendita dei beni comunali per raccogliere i fondi necessari a superare le conseguenze di quella situazione precaria. Qualcuno però si approfitta di queste alienazioni e lascia nella povertà la maggioranza della popolazione; il parroco è ritenuto responsabile di quanto è successo e così decide di lasciare la parrocchia.

Il 13 ottobre 1823 rinuncia all’incarico e abbandona la diocesi di Bergamo per passare a quella di Brescia, dove fu nominato prevosto di Iseo, dal vescovo mons. Gabrio Nava; sono anni intensi sia nel campo pastorale sia nel campo letterario e vedono il Riccardi impegnato nella formazione spirituale dei fedeli e nella realizzazione di alcune opere parrocchiali. La sua permanenza in terra bresciana termina nel 1832, quando è richiamato in diocesi dal nuovo vescovo, il bergamasco mons. Carlo Gritti-Morlacchi, il quale lo nomina prevosto di Colognola. Rimase qui pochi anni a causa della salute sempre più malferma e nel 1838 decise di lasciare la comunità per dedicarsi all’attività letteraria e agli studi. La morte lo colse il 5 dicembre 1844.

La sua attività di scrittore fu particolarmente feconda e spazia dall’opera commemorativa a quella relativa all’insegnamento; uno spazio particolare è occupato dall’attenzione alla formazione dei giovani e alla cura per l’istruzione del clero, nella linea che aveva presso le mosse dal Concilio di Trento.

Autore: don Marco Perletti