Parrocchia Mariano al Brembo

La visita pastorale del Vescovo Guindani (1885)

Mons.Gaetano Camillo GuindaniLungo il XIX secolo la nostra parrocchia ebbe due visite pastorali: la prima ad opera di Mons.Luigi Speranza (vescovo di Bergamo da 1854 al 1879) e la seconda ad opera di mons.Gaetano Camillo Guindani, alla guida della diocesi bergomense dal 1880 al 1904.

Prima di addentrarci nella preparazione a questo avvenimento e nelle relativa documentazione ci soffermiamo brevemente sulla figura di questo Pastore, più volte presente a Mariano per avvenimenti ufficiali.

Chi era dunque Mons.Guindani?

Gaetano Camillo Guindani (vedi riproduzione in un ritratto) nacque a Cremona nel 1834 e, dopo aver conseguito la laurea di teologia alla Pontificia Università Gregoriana in Roma, fu ordinato sacerdote nel 1857. I suoi incarichi nella diocesi cremonese furono quelli di insegnante nel ginnasio, di professore di teologia dogmatica e di rettore (1865-72) del seminario.

Nel 1872 il vescovo di Cremona, Geremia Bonomelli, lo chiamò alla carica di vicario generale, ma dopo pochi mesi fu chiamato da Pio IX alla guida della diocesi di Borgo San Donnino (attuale Fidenza) in Emilia Romagna. Rimase in terra emiliana fino al 1879,quando fu nominato vescovo di Bergamo fino al 21 ottobre 1904, quando morì dopo lunga malattia.

Durante il suo episcopato, segnato da sofferenze fisiche e non solo, egli compì la visita pastorale alle parrocchie a partire dal 1881 e terminò questo importante compito nel 1889. La nostra parrocchia ricevette Mons.Guindani non solo nella visita pastorale, ma pure nel dicembre 1882. In questa occasione ci fu la benedizione delle campane, da poco acquistate dalla fabbriceria locale.

Quale era il volto della comunità di San Lorenzo?

Per rispondere a questa domanda ci lasciamo illuminare dal questionario spedito in antecedenza alla visita dalla Curia vescovile Bergamo al parroci. Esso è suddiviso in questo modo:

  1. Circondario parrocchiale;
  2. Chiesa Parrocchiale;
  3. Chiese Sussidiarie ed Oratori Pubblici;
  4. Oratori Privati e Cappellate;
  5. Cimitero;
  6. Archivio Parrocchiale;
  7. Prebenda Parrocchiale;
  8. Benefici e Legati;
  9. Amministrazione dei Beni delle Chiese;
  10. Clero;
  11. Residenze Corali e Collegiate;
  12. Confraternite, Congregazioni, Via Crucis;
  13. Funzioni Sacre;
  14. Stato delle anime e adempimento dei doveri parrocchiali.

Il questionario, emanato dal Vescovo l’8 dicembre 1880, si conclude con alcune avvertenze relative all’accoglienza del vescovo e dei sacerdoti con visitatori.

Prima di leggere il volto della parrocchia di Mariano alla luce delle risposte del questionario è doveroso fare una annotazione preliminare. La tabella preparata, lo stile della visita pastorale ed i conseguenti decreti si collocano in uno stile più giuridico-ispettivo che pastorale, secondo una tradizione codificata a partire dal Concilio di Trento, secondo la quale il vescovo doveva compire minuziosamente la verifica di tutti gli aspetti della vita parrocchiale. L’aspetto pastorale è andato imponendosi nella seconda metà del secolo XX, pur essendo già in parte presente nei secoli scorsi. Forse non dovremmo allora sorridere dei decreti e delle varie indicazioni vescovili, sicuramente diverse da quelle dei nostri giorni.

Quale era dunque il volto della nostra parrocchia alla vigilia della visita di Mons.Guindani, avvenuta il 9 aprile 1885?
Per rispondere a questa domanda non seguiremo fedelmente lo schema del questionario, data l’estensione delle domande che compongono le varie parti.

La parrocchia contava al gennaio di quell’anno 684 abitanti, residenti per la maggior parte nella parte vecchia al di qua del Santuario; vengono pure segnalate alcune cascine poste verso il fiume Brembo e abbastanza distanti dalla parrocchiale. Degli abitanti 492 sono ammessi alla comunione e la partecipazione alla vita parrocchiale comprende la totalità di coloro che vivono a Mariano; i momenti ordinari sono la Messa domenicale e la dottrina, che si tiene la domenica a mezzogiorno. Tutti assolvono al precetto pasquale e nella Pasqua dell’anno precedente sono ammessi per la prima volta alla comunione 19 fanciulli. La condotta morale dei parrocchiani è definita buona e si segnala solo un caso di coniuge separato dalla moglie per cattiva condotta di quest’ultima. In parrocchia non si segnalano presenze di dottrine eretiche o membri di chiese protestanti e nemmeno uomini ebrei o di altri culti. Il parroco risponde negativamente alla domanda se esistano sul territorio scuole e asili infantili; si sottolinea viceversa la presenza del Comitato parrocchiale e del Circolo della società operaia, istituzioni nate nei decenni precedenti a seguito dell’emergere della questione sociale che interessò la Chiesa cattolica.

La vita della comunità è scandita dai ritmi liturgici e soprattutto da alcune grandi celebrazioni tradizionali come la III domenica di marzo in onore del SS.Sacramento, la solennità di S. Lorenzo il 10 agosto, la festa dell’Addolorata e il Triduo dei Defunti la domenica di Settuagesima. Sono le feste fondamentali che ancora oggi, pur con dei cambiamenti, ritmano la vita della parrocchia di San Lorenzo.

Nel capitolo XIII ci si sofferma poi su adempimenti liturgici quali la benedizione dell’acqua il Sabato Santo e la domenica; si parla pure dell’ultima missione popolare avvenuta nel 1879.

La vita comunitaria è animata da alcune confraternite, esistenti da secoli a Mariano, ma riconosciute anche in periodi successivi: la Confraternita del SS.Sacramento confermata dal decreto del vescovo Pierluigi Speranza il 31 gennaio 1868 ed eretta il 16 maggio 1830; la Confraternita del Rosario eretta il 13 maggio 1868 e la Confraternita di S. Pietro voluta da Mons.Speranza.

Queste confraternite godono di alcuni privilegi relativi alle indulgenze che possono lucrare in alcune circostanze quali la festa dell’Addolorata, il Venerdì di Passione, la festa dei Patrocinio di S. Giuseppe e l’ultima domenica di luglio nella festa di S.Luigi.

La Via Crucis, eretta il 18 novembre 1777, si fa alcune volte in quaresima.

Ora vogliamo procedere cominciando dai luoghi in cui i nostri padri si riunivano per vivere comunitariamente la propria fede: la Chiesa Parrocchiale, il Santuario e il Cimitero.

Della prima si danno le seguenti note: fabbricata sulla fine del ‘700 ha due altari laterali e la facciata necessita di alcuni interventi, mentre l’interno è in buone condizioni; è stata consacrata il 16 settembre 1832, con la conferma del titolo della precedente (San Lorenzo m.) e in essa si trovano diverse reliquie, elencate meticolosamente. Il parroco risponde positivamente alla domande relative alla presenza in sagrestia di due tabelle: quella relativa alle reliquie e quella relativa ai legati; ancora si sottolinea che in sagrestia è presente il registro sul quale il celebrante appone la sua firma dopo la celebrazione della S. Messa.

Prima di procedere con gli altri luoghi di culto sono doverose alcune considerazioni:

  • La data della dedicazione della chiesa è sempre stata dibattuta poiché in altri documenti essa risulta consacrata il 15 settembre e non il 16 come si dice qui e in altre parti. Con fondatezza possiamo ritenere che essa tu consacrata la III domenica di settembre del 1832 dal vescovo di Bergamo Carlo Gritti-Morlacchi; quindi resta da vedere che giorno era quella domenica.
  • La facciata e il complesso della chiesa saranno sottoposti ad un radicale intervento di restauro qualche anno dopo, nel 1889, ad opera dell’architetto Virginio Muzio.
  • Gli elenchi delle reliquie e dei legati erano esposti in sagrestia, mentre ora si trovano nell’archivio parrocchiale.

Per quanto riguarda il Santuario non si danno particolari notizie, mentre ci si sofferma un po’ di più sul camposanto: si trova a sud del paese (il prato vicino all’attuale cimitero del 1941), è sprovvisto di croce nel mezzo ed esiste un luogo per la sepoltura dei sacerdoti. non c’è una zona riservata ai bambini battezzati morti e non vi sono sepolti eretici o scismatici.

Alla domanda relativa alla presenza di Oratori privati e cappellette si risponde citando la chiesetta di Cimaripa, di proprietà dei Conti Alborghetti e regolarmente chiusa al pubblico.

Il questionario affronta, dopo gli edifici di culto, altri aspetti della vita parrocchiale quali la consistenza dell’archivio, colpito nel 1825 da un incendio, quella della prebenda parrocchiale e le conseguenti questioni relative all’amministrazione del patrimonio ecclesiastico.

Il capitolo relativo alla prebenda parrocchiale ci dice che la casa parrocchiale è in buono stato e fa parte del beneficio; le entrate per l’anno 1884 sono state di lire 1682 (frumento, legna, fieno, foglia di gelso, ecc) e le uscite sono di lire 832,14 (trattenute, acqua per l’irrigazione, ecc). Sul beneficio ci sono degli obblighi: la celebrazione di tante Messe quante corrispondono alla rendita di una masserizia lasciata al beneficio da dirsi durante l’ottava dei morti. Ci sono poi altri obblighi di Messe da celebrare per i legati Cristoforo Maffioletti, Novazzoli e Isacco. Interessante risulta la risposta circa le celebrazioni particolari soggette ad una tassa che la fabbriceria deve al parroco. In occasione del Triduo essa dà al parroco lire 45, ai confessori e agli assistenti lire 2 e per ogni Messa cantata lire 1,83. Nei giorni della S. Croce, della III di settembre e nella festa di Santa Caterina d’Alessandria lire 16, mentre riceve lire 5 la III domenica di Marzo. Lo spoglio della cera in occasione di funerali è fatto direttamente dal parroco. L’amministrazione dei beni è nelle mani della locale fabbriceria, la quale gode di una certa autonomia nei confronti dell’autorità religiosa e tra i beni amministra pure un piccolo fabbricato, quello posto sotto il campanile, affittato al Comune per la propria sede e per quella delle scuole elementari. Non ci rimane che dire qualcosa sui sacerdoti presenti in comunità a quell’epoca: il parroco è Don Giovanni Ravasio e il coadiutore è Don Alceste Cavaglieri. Le notizie circa questi due sacerdoti noti ci vengono dal questionario ma da un’altra fonte preziosa: lo schedario segreto del vescovo Pierluigi Speranza, presente nell’archivio della Curia Vescovile di Bergamo.

Circa il coadiutore è possibile vedere il contributo apparso in questa rubrica qualche tempo fa’; qui ricordiamo solamente la sua preziosa opera di sacerdote e di maestro nelle scuole elementari. Il parroco, don Giovanni Ravasio, nacque a Suisio il 21 giugno 1811 e fu ordinato sacerdote il 17 dicembre 1841; per 3 anni fu coadiutore ad Amora, vicino ad Aviatico, e poi per 17 anni parroco sempre lì. Nel 1862, alla morte del parroco Mazzoleni, venne trasferito Mariano dove rimase fino al febbraio del 1899 quando lo stesso Mons. Guindani accettò le sue dimissioni causa di vari disturbi fisici. La morte lo colse fuor parrocchia proprio in quell’anno e per qualche mese il coadiutore fu pure economo spirituale.

Questo dunque era il volto della comunità di San Lorenzo alla vigilia della visita pastorale.

La visita pastorale avvenne il 9 aprile 1885 e fu effettuata secondo un programma in sintonia con lo stile da tempo codificato, fatto di visite ai luoghi (chiese, cimitero, archivio parrocchiale, ecc.) e di incontri con le persone soprattutto durante la celebrazione eucaristica con annessa amministrazione del sacramento della cresima ai fanciulli della parrocchia. Il vescovo veniva accolto dalla popolazione con festa e grande attesa poiché era un avvenimento abbastanza raro quello della visita pastorale.

Mons. Guindani fu accompagnato nella visita da un sacerdote convisitatore il Canonico Dentella e dal vicario foraneo di Verdello, a quel tempo don Simone Gasparini. Espletati i vari controlli e celebrata l’eucarestia il pastore lasciò la parrocchia e assicurò che avrebbe presto inviato il decreto relativo ad aspetti che andavano risolti secondo le norme in vigore.

Prontamente dalla Curia Vescovile arrivò questo importante documento, del quale troviamo copia autentica nel nostro archivio parrocchiale. L’atto, firmato dal vescovo in data 6 maggio 1885, giunse in parrocchia il 20 giugno e il giorno seguente venne consegnato dal parroco alla fabbriceria.

Esso si compone di tre parti e riguarda la chiesa parrocchiale, il santuario e il cimitero. Questi sono i decreti:

Chiesa Parrocchiale:

  • Si foderi di seta bianca il Battistero.
  • Si divida per metà il vaso del S. Fonte.
  • Si mettano i fermagli agli sportelli dei Confessionali delle donne.
  • Si foderi di cuoio l’astuccio del vasetto dell’olio santo.
  • Si metta il crocifisso all’alto sotto il volto dell’arco dell’Altare Maggiore.
  • Si faccia dorare la chiave del Tabernacolo dell’Altare della Madonna.
  • Sospesa la borsa che si usa per l’esposizione.
  • Si rimetta la seta bianca alla base del Tabernacolo dell’Altare Maggiore.
  • Desideriamo che il M. R. Parroco nelle feste soppresse celebri per qualche offerente o Legato e trasmetta l’elemosina a favore dei Chierici qui in Curia.

Oratorio della B.V. Addolorata:

  • Si faccia dorare la chiave del Tabernacolo.
  • Sospesa la pietra Sacra dell’Altare
  • Sospesa la pianeta di color nero e bianco di lana.

Cimitero:

  • Nel mezzo del cimitero si innalzi una Croce alta di legno o di ferro, del resto si tenga in tutto conforme alla Costituzione Vescovile di Mons. Pietro Luigi Speranza 14 giugno 1858.

Il decreto prosegue poi con la raccomandazione della pronta esecuzione di quanto dispone.

Passano pochi mesi e in Curia viene inviata la risposta del parroco, datata 29 dicembre, nella quale si afferma che la fabbriceria ha eseguito quanto richiesto ad eccezione della croce sopra l’altare maggiore e di quella da porre nel cimitero. Sicuramente furono messi in atto i decreti relativi al fonte battesimale.

In realtà le cose non furono proprio cosi precise visto che al termine della successiva visita (1907, Mons. Radini Tedeschi) alcuni decreti saranno simili a quelli del Guindani.

 

Autore: Don Marco Perletti