Parrocchia Mariano al Brembo

L’Ottocento e la nascita dell’Italia

Ai primi dell’Ottocento Mariano vide passare sulle proprie campagne le armate francesi al seguito di Napoleone Bonaparte.

Nel 1800 la nostra zona si presentava ben coltivata: granoturco, orzo, frumento…, e soprattutto i gelsi “ol Morù”. Il baco da seta era diventata un’entrata in più per le famiglie di contadini ed era allevato a tal punto che bisognava importare i gelsi, perché quelli locali non bastavano per il bisogno, e si iniziò la coltivazione delle piante da frutta e della vite, anche se le uve non davano, è vero, un vino eccezionale, ma bastava per i nostri Marianesi.

Dal 1814 con l’avvento degli austriaci in tutta l’Alta Italia venne istituito il Lombardo-Veneto, e l’ordinamento austriaco ripeteva in parte quello veneziano.

Mariano, nel 1820 contava 420 abitanti, come apprendiamo dal “Dizionario Odeporico“: “dediti pressoché tutti all’agricoltura”.

Nell’Archivio Parrocchiale troviamo un documento interessante redatto dal notaio Zucconi in data 1839: “Regno Lombardo-Veneto. Il Giorno di Lunedì 22 aprile 1839, regnando S.M.L e R. Ferdinando I. Si premette che il Nob. Sig. Conte Cav. Leonino Secco Suardo del fu Andrea di Bergamo, con atto 10 febbraio 1837, qui unito, ha proposto di affrancarsi dall’obbligo annuale della celebrazione di N. 6 Messe nella Chiesa Parrocchiale di Mariano, fondato sopra case vendute da certo Novazzolo al fu Nob. Conte Giulio secco Suardo, del quale obbligo non consta documento alcuno, e ciò mediante lo sborso di austriache lire 300.”, quindi la descrizione del fondo “ll fondo sopra ceduto ed accettato consiste in un pezzo di terra denominato Orto della Fossa, situato nel Comune di Mariano, di pertiche 1 e piedi 6, coerenziato a levante, a mezzodì e monte con beni della Prebenda medesima”.

Ad esso infine è allegato un disegno, piuttosto approssimativo, in cui appare che il terreno chiamato “Orto della Fossa” era una striscia di terra che da Piazza Castello attuale, andava verso mattino fino alla Roggia Serio Piccolo, che costeggiava fino a congiungersi con l’orto parrocchiale.

Con la “Giovane Italia” di Mazzini, anche il nostro territorio visse momenti di esaltazione e di sconforto dovuti alle alterne vicende, fino all’unità d’Italia avvenuta con Garibaldi.

Il 16 gennaio 1860 si tennero in bergamasca le prime elezioni amministrative, e dal responso delle urne scaturì che nel capoluogo c’era una prevalenza delle correnti liberali, mentre in provincia (anche a Mariano), emergeva il predominio delle forze clericali.

L’anno 1863 segna una data importante per il Comune di Mariano, che diventa “Mariano al Brembo”.

Leggiamo infatti dai documenti conservati nell’Archivio Comunale:

“REGIO DEC1ETO – VITTORIO EMANUELE II
per grazia di Dio e per volontà della Nazione RE D’ITALIA.

Sulla proposizione del nostro Ministro dell’Interno – vista la deliberazione del Comune di Mariano in provincia di Bergamo – abbiamo decretato: è autorizzato il Comune di Mariano ad assumere la denominazione di Mariano al Brembo, giusta la deliberazione di quel Consiglio Comunale in data 19 giugno 1863. Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo di Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia, mandato a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

Dato in Torino addì 28 Giugno 1863.

Visto Vittorio Emanuele Contrassegnato U. Peruzzi

Per estratto Conforme Il Direttore Capo di Divisione (illeg.)”

E tale rimarrà per 64 anni, fino al 1927.

Le guerre che avevano diviso la provincia, costrinsero gli amministratori di allora ad affrontare la ricostruzione in condizioni precarie.

Una nota interessante dedicata a Mariano la troviamo nel Vocabolario geografico-storico-statistico dell’Italia, compilato dal Prof. Salvatore Cav. Muzzi, stampato a Bologna nel 1875: ” Mariano al Brembo, comune bergamasco nel circondario di Treviglio, suolo tenuto specialmente a cereali e gelsi. Il capoluogo è un villaggio fra la via postale Bergamo-Milano e il fiume Brembo, a 9 chilometri da Bergamo. Ha bella Chiesa Parrocchiale e tre pii legati. Abitanti 704″.

Un’altra è apparsa sulla rivista: “Le condizioni industriali della Provincia di Bergamo” del 1891, nella quale sono elencate i vari tipi di industrie esistenti nella Bergamasca.

Scorrendo questi elenchi, troviamo il nome di Mariano al Brembo, alla voce: fabbriche di pasta da minestra. Due erano le unità produttive, con un torchio ciascuna e con ben quattro lavoranti adulti complessivamente. I giorni lavorati mediamente nell’anno erano 42, con produzione, sempre annua, di circa 45 quintali.

L’altra voce, sotto la quale troviamo Mariano è: industria tessile casalinga. Questa consisteva in tre telai per la tessitura di stoffe lisce od operate in lino e canapa.

Ricostruzione che avvenne fino ai primi del novecento, quando, i bagliori della prima guerra mondiale tramutarono il sudore dei contadini e operai di allora in lacrime di disperazione e di dolore per i loro cari, morti o dispersi sul fronte.

Nel libro “Stato del Clero della diocesi di Bergamo” dell’anno 1900, troviamo:” Mariano al Brembo, Vicaria di Verdello, Parrocchia beneficata con anime 798; Gritti Eugenio parroco e Cavalieri Alceste coadiutore”.

 

Fonte: “Appunti sulla storia di Mariano” di Mario Colombo