Per secoli la famiglia dei conti Alborghetti dimorò nel nostro paese, in località Cimaripa. Gli Alborghetti, originari di Ambivere, giunsero a Mariano nel 1610 e a quel tempo non avevano titoli nobiliari, ma erano facoltosi mercanti. Nel 1600 Cimaripa era di proprietà dei fratelli Pietro e Nicolò Assonica, la cui sorella Felicita scambiò nel settembre 1610 come dote di matrimonio con Marco Alborghetti di Ambivere, per un valore a quell’epoca di 5.000 scudi, somma notevole per quei tempi. L’intera proprietà venne peritata undicimila scudi e rotti. Iniziò così la dinastia Alborghetti a Mariano.
Dopo il matrimonio nacquero cinque figli: quattro femmine ed un maschio di nome Gerolamo, il quale si segnalò per la sua vita sentimentale molto movimentata. Mamma Felicita, molto religiosa, diseredò quel figlio “libertino” a favore di suo figlio G. Antonio. Nel suo testamento la signora Alborghetti Assonica scrisse a riguardo del figlio maschio: “… nella qual eredità la testatrice non vuole che detto sig. Gerolamo abbia partecipazione alcuna, anzi di quella completamente lo priva per la mala vita che egli tiene con donne prostitute, nonostante che più volte abbia promesso alla detta signora sua madre di lasciare tali pratiche, tanto perniciose sia al corpo che all’anima…”.
Felicita Alborghetti Assonica firmava il suo testamento il 25 gennaio 1669 e ordinava che al suo funerale fossero presenti 50 sacerdoti. Il diseredato Gerolamo morì a Mariano il 12 aprile 1680 all’età di 68 anni e fu sepolto nella chiesa parrocchiale. Ma fu Antonio di Francesco a far compiere alla famiglia un notevole passo in avanti per qualità, lustro e decoro ottenendo per se e successori il titolo di Conte, che gli veniva concesso il 13 dicembre 1757 in Parma, dall’infante reale di Spagna don Filippo, ed era “riconosciuto ed admesso con decreto dell’eccellentissimo Senato Veneto” il 22 settembre 1759.
Esattamente due giorni dopo questa delibera del Senato e prima ancora che il relativo decreto venisse trasmesso a Bergamo, Antonio Alborghetti aggiungeva a quello comitale il nuovo titolo di cavaliere della Sacra Legione Costantiniana per graziosa concessione e diploma di Carlo, re delle Due Sicilie. Concesso a Napoli il 24 settembre 1759 il cavalierato veniva ammesso dal veneto “Magistrato sopra feudi” esattamente dopo ventun anni, il 26 settembre 1780… Tra i suoi discendenti che si fregeranno di questi titoli nobiliari occorre citare il nipote Giordano per il ruolo che egli ebbe in Bergamo al momento della caduta del governo veneto. Nato a Bergamo in S. Cassiano nel 1775 da Francesco e Angela Mangili, Giordano frequentò in patria il Collegio Mariano e poi l’Università di Pavia, dove la madre lo aveva raccomandato al conterraneo Lorenzo Mascheroni. Fosse la vicinanza di questo spirito aperto alle novità, fosse la sua partecipazione alla loggia massonica dell’unione di Bergamo, fatto stà che l’Alborghetti fu uno dei primi bergamaschi che si mosse quando l’aria della Rivoluzione Francese prese a spirare anche dalle nostre parti.
Agli inizi del 1797, infatti, era stato appositamente a Milano per contrarsi coi rivoluzionari francesi approfittando della copertura che gli forniva il Carnevale ed il 12 marzo metteva in pratica i piani concertati allora presentandosi al Conte Pietro Pesenti e due francesi ai rettori veneti di Bergamo per intimare loro lo sfratto, azione che gli meritava la onorevole menzione della neonata Municipalità con quei cittadini, che per primi si erano “esposti a scuotere il tirannico veneto giogo, arrischiando le loro vite e le proprie sostanze”.
E mentre il Conte Pier Luigi Vailetti Salvagni pur occupando posti di rilievo nelle nuove magistrature cittadine, badava comunque a non esporsi più del dovuto, l’Alborghetti nel suo giovanile impeto rivoluzionario varcava i confini bergamaschi per portare “manu armata” la libertà e l’uguaglianza ai fratelli bresciani, ottenendo in ricompensa l’elezione tra i consiglieri del Dipartimento del Serio. Dopo Campoformio però, venne arrestato dal governo austriaco per tutte le sue attività precedenti e, se anche nel 1802 partecipò alla Consulta di Lione, la sua carriera finì completamente colla caduta di Napoleone. Al momento della restaurazione asburgica preferì farsi da parte e dividere il proprio tempo tra la casa, la famiglia, la presidenza dell’Ateneo Cittadino di Lettere ed Arti, cui era stato eletto nel 1828, e la proprietà di casa in Ambivere, dove si spegneva nel 1834.
I Conti Alborghetti lasciarono Mariano il 30 gennaio 1923 per trasferirsi ad Osio Sotto. Il Conte Giordano Alborghetti aveva venduto Cimaripa nel 1921 ai fratelli Dario e Adriano Viganò.
testo di Mario Colombo