Tutti i Marianesi sono legati da affetto al santuario della Madonna Addolorata, al quale accorrono nei vari bisogni spirituali, e per le afflizioni di questa vita. Posto un tempo in mezzo alla campagna, il santuario si ritrova adesso al centro del paese.
Non sappiamo con certezza le sue origini, e l’unico documento trovato nell’Archivio Parrocchiale, scritto in latino, e tradotto ci riporta la sua costruzione.
La prima decisione di costruire una chiesa in onore di Maria Addolorata e di S. Carlo Borromeo fu presa il 3 marzo 1627 alle ore 10, in casa parrocchiale. Ma vediamo cosa dice il documento:
Nel nome del Signore. Amen.
L’anno della sua Natività 1627, il giorno 3 marzo, alle ore 10.
Essendo Sommo Pontefice per divina Provvidenza il Papa Urbano VIII, nella casa parrocchiale di S. Lorenzo di Mariano, nella Pieve di Verdello.
Volendosi edificare per la comunità di Mariano un Oratorio 8con questo nome venivano indicate le Chiese di piccola capacità) in onore della B. V. Maria e di S. Carlo vescovo e confessore, poiché non si può erigere né Oratorio né altare, per ordine dell’arcivescovo di Milano (da ricordare che allora Mariano dipendeva dalla diocesi milanese), se non c’è una dote o una proprietà immobiliare, ed essendo la popolazione locale molto povera, per tutto questo il sig. Andrea dei Maffioletti, abitante in Mariano, assegna una sua casa che confina a mattino con la via pubblica, a mezzogiorno e a sera con proprietà del sig. Pietro dei Maffioletti.
La casa ha un valore di ottanta scudi e rende venti lire all’anno senza alcun gravame.
Battista Lovazzolo dona a sua volta al suddetto Oratorio una pertica di terra arativa, moronata e dotata di vite, che è chiamata – la pela d’oca – e altre quattro pertiche di terra che confina a mattino con il sig. Bartolomeo Tocagnino, a sera con il Conte Francesco Brembati, a mezzogiorno con Agostino Lovazzolo fratello del donatore e a monte con il Consorzio di S. Alessandro in Colonna di Bergamo.
Ambedue le donazioni sono fatte a patto che con il reddito si faccia celebrare in detto Oratorio una messa alla settimana per detti donatori.
Per ogni controversia si ricorrerà all’Ill.mo e Rev.mo Arcivescovo di Milano e non ad altri.
Documento firmato da me notaio Gentile de Gattis di Stezzano, da Giov. Battista dei Gafurri e da Andrea Tocagnino di Mariano testi idonei.
Tra i vecchi libri dell’Archivio Parrocchiale ce n’è uno che inizia con le seguenti parole: “Libro maggiore dell’Oratorio della B.V.M. de lo Spasimo di Mariano principiando l’anno 1766“. Sindaci quell’anno erano Giorgio Naccasoli e Giovanni Fumagalli e segnarono con precisione meticolosa le entrate e le uscite.
Le prime erano date dalla cerca del frumento, del granoturco e delle varie elemosine, comprese quelle straordinarie in occasione della Festa annuale. Le seconde erano fatte per la manutenzione ordinaria del santuario e per le solenni festività della Terza di Settembre. Dal che si deduce che la nostra Festa ha origini antichissime.
Poi i sindaci variano ogni due anni: Ventura Annoni e Bortolo Chigioni per il 1768, Francesco Maffioletti e Simon Roberti per il 1770, Battista Martinelli e Battista Carminati per il 1772 ecc. Nel 1790 troviamo che le entrate sono le seguenti: “Gallette vendute al Sig. Vergani di Osio, cavato della vendita di lino e melgotto ecc.“.
Le spese invece riguardano: “olio di oliva per le lampade, berretta nuova comperata per il Cappellano, per cantori, Messe, suonatori, sparo dei mortari in occasione della Festa dei sette Dolori ecc.” Interessante è pure un foglio allegato in fondo al Registro, datato a Bottanuco il 18 luglio 1786, in cui il Sig. Natale Mainone Professore di Campane che tiene fonderia per lo spazio di 34 anni, accorda con i Sindaci della Chiesa della Beata Vergine Addolorata di Mariano, cioè il Sig. Domenico Maffioletti ed il Sig. Gio. Batt. Tavenino, per far fondere un concertino di tre campane.
In complesso le campane saranno di pesi 45 in circa, di voce buona, chiara e sonora e ben concordate con armoniche voci. Sostituiranno le due vecchie e rotte il cui trasporto, come di quelle nuove, sarà a carico dei Sindaci.
Il pagamento avverrà a rate e precisamente L. 400 alla consegna, che sarà effettuata per l’8 settembre del corrente anno, ed il resto in 4 rate annuali dal 1787 al 1790. Il Sig. Mainone si obbliga a mantenere sane e salve per un anno e un giorno le suddette campane “quando venessero a partire o creppare per difetto di sua perizia”, mentre non risponde di “cascate, sgolgatture di battenti o fulmini che Dio non voglia”.
Un altro documento del 1827 riporta invece del piazzale del santuario, ma… vediamo assieme.
All’inizio del secolo scorso, precisamente negli anni 1827-28, per la sistemazione del Piazzale antistante il santuario che allora si trovava completamente in mezzo alla campagna e al bosco, il Sac. Giovanni Brolis, vicario parrocchiale, inoltrava domanda ai Sig.ri estimati di Mariano in questi termini:
La strada che conduce all’Oratorio di Maria Addolorata si divide in due altre strade e nella loro risvolta hanno il ciglio quasi contro la facciata dell’oratorio medesimo, ciò che fa cattivo effetto ed inconvenienza specialmente in occasione delle sacre funzioni, che si fanno nel detto Oratorio. sarebbe però cosa ben fatta cominciare la divisione della strada almeno 25 metri avanti di giungere all’Oratorio e in questa maniera il fondo che resterebbe in mezzo alle due strade servirebbe come da sagrato avanti la porta maggiore dell’Oratorio.
In tale incontro sarebbe bene adattare l’informe e pericoloso tratto di strada detta della Pinosa, cominciando dall’Oratorio sino al campo del sig. Domenico Quadri.
Io sottoscritto mi obbligo di far eseguire tutte queste operazioni, di pagare i fondi, che verranno occupati e le altre pese di perizia e fino per sole lire 60 austriache, le quali mi obbligo di consegnare ai Sig.ri Fabbricieri per rifare alcuni serramenti in detto Oratorio, giacchè è senza entrate e la Chiesa parrocchiale è povera.
Un altro documento dell’ottobre dello stesso anno reca l’approvazione della Delegazione provinciale e parla anche di progetto relativo, che purtroppo è andato perso, altrimenti sarebbe stato interessantissimo per conoscere la situazione in cui si trovava allora il santuario stesso.
Così c’è in Archivio il verbale di consegna delle opere ultimate, firmato da: Pietro Isacco deputato, Giovanni Fumagalli agente comunale e Don Giovanni Brolis assuntore. Siamo nel dicembre del 1827. Il terreno occupato per il piazzale era di proprietà del Conte Leonino Secco-Suardi, chiamato “Campo Chiodazzo” e venne liquidato in L. 113,40; di queste L. 86,40 erano per il terreno ed il resto per le piante e la siepe che in esso esistevano.
L’ultimo documento del luglio 1828 è la ricevuta firmata dal proprietario:
Ho ricevuto io sottoscritto dal Sac. Giovanni Brolis assuntore di alcune opere nel Comune di Mariano lire austriache cento e tredici, centesimi quaranta, e queste per fondo occupato nel mio campo Chiodazzo per metri peritati 216.
Oggi la larga strada che passa davanti al nostro santuario non ci permette forse neppure di immaginare come poteva essere il santuario stesso ed al suo isolamento quasi totale.
Ma ritorniamo a parlare del santuario stesso.
In esso faceva spicco la tela raffigurante la Pietà con San Carlo e San Lupo [in realtà San Pantaleone n.d.r.], attribuito a Marcantonio Cesario, che era un allievo di Enea Salmeggia detto il Talpino. La data di nascita dell’attuale santuario risale all’anno 1766 (antecedente quindi all’attuale Chiesa Parrocchiale).
Di forma semplice, presenta la sua facciata verso oriente.
L’interno ci offre un altare ligneo sul quale troneggia la statua della Madonna Addolorata con Gesù morto sulle ginocchia, opera di G. Avogadri. La statua venne consegnata al Parroco don Fenaroli ai primi di settembre del 1912.
Di questo fatto abbiamo la documentazione:
“Mariano al Brembo 28 aprile 1912. Il sottoscritto si impegna a consegnare al M. R. Parroco di Mariano, rappresentante la Spett.le Fabbriceria e commissione allo scopo, il gruppo dell’Addolorata come a bozzetto presentato entri i primi (non più tardi del 10) di settembre. Detta opera deve essere eseguita a regola d’arte, di soddisfazione della commissione e collaudata da un tecnico. Da consegnarsi completamente compita, vale a dire dipinta a colori con pradella portatile.
Si rende garante l’artista per le screpolature ed altri difetti causati da trascuranza. Il prezzo convenuto per la suddetta opera è di L. 500 (cinquecento) pagabili L. 300 alla consegna, il rimanente a fine anno.
Il sottoscritto Parroco accetta la suddetta opera alle suaccennate condizioni.
In fede Giovanni Avogadri, scultore; Don Angelo Fenaroli, Parroco; Vitali Angelo e Rovaris Luigi, testi.”
In data 7 agosto 1912:
A tutto oggi ricevo dal M. R. Parroco di Mariano al Brembo L. 300 (trecento) per il gruppo dell’Addolorata consegnato. G. Avogadri.
In data 4 gennaio 1913:
Ricevo oggi dal M. R. Parroco di Mariano al Brembo la cifra di L. 200 (duecento) a saldo della statua Addolorata per detta parrocchiale eseguita nel 1912 come a contratto. In fede G. Avogadri scultore.
Dai registri leggiamo: “Giorno 8 settembre 1912. Solennità della Beata Vergine Addolorata – Benedizione della nuova statua della Madonna per mano del Vescovo della Città di san Sepolcro, Mons. Pompeo Ghezzi“. L’anno seguente venne a celebrare a Mariano per la Solennità mons. Giacomo M. tedeschi, Vescovo di Bergamo.
Da quel momento, ogni terza domenica di settembre si festeggia portandola in processione per le vie del paese. Naturalmente la festa ha origini nel ‘700, ma è in questo secolo che i Marianesi hanno cominciato a valorizzarne i segni, ma soprattutto i valori, nella presenza della Beata Vergine Addolorata.
Nel santuario erano collocati altri due quadri: il primo, attualmente collocato presso la casa del parroco, rappresentava la Madonna del Rosario, opera di Pietro Vernier (1689), mentre l’altro raffigurava l’adorazione dei magi: di questo non si conosce l’autore.
Un altro quadro posto sulla parete di destra, ci ricorda la visita di San Carlo Borromeo alla nostra comunità, avvenuta il 26 settembre 1566, in esso è raffigurata l’Addolorata, San Carlo e San Lupo, ed è opera di Marcantonio Cesareo (XVII sec.), discepolo del grande Enea Salmeggia: si racconta che all’inizio del 1900 un ricco signore per averlo avrebbe offerto tante monete d’oro quante ne servivano per coprire la superficie del quadro.
Alla fine del 1800 la chiesa è stata decorata dal pittore Antonio Maffioletti allora “remett” (remitto, cioè custode) del santuario, con angioletti recanti i segni della passione e nella navata con due medaglioni: 1° La B.V. Maria con S. Anna e S. Gioacchino, 2° Il Sacro Cuore della B.V. Maria attorniata dagli Angeli.
All’inizio del 1993 la chiesa è stata dotata di una bussola d’ingresso per proteggere dal freddo e dal rumore della strada: la bussola è dono di una persona amica. Nell’architettura ecclesiastica lo spazio della bussola recupera a livello simbolico il sagrato, luogo di silenzio e introduzione alla casa del Signore. Nella cultura greco-pagana era la linea di divisione tra il sacro e il profano, nel cristianesimo è il punto d’incontro non già divisione; “è venuto il tempo ed è questo in cui i veri adoratori adoreranno Dio in spirito e verità”. Tutto diventa sacro anche il profano perché tutto è dono di Dio: La bussola introduce al tempio, segno di Dio e la porta è segno di Cristo: “Nessuno va al Padre se non per mezzo di me. lo sono la porta”.
Alcuni restauri hanno riguardato le 5 campane che annunciano la messa mattutina, avvenuti nell’estate 1993, e ricollocate al loro posto per la Festa della Madonna Addolorata.
Nel 1994 il pittore Antonio Paris (1938-1998
Le nuove tempere del santuario di Mariano, che conferiscono luce e respiro alle semplici linee architettoniche della stessa chiesina, arricchiscono la navata e l’abside con immagini sacre dal significato odierno, in un’accorta alchimia di storia, simbologia cristiana e attualità. Un lavoro di pennello durato sei mesi che Paris ha votato alla chiesetta del suo quartiere d’origine.
Ha decorato la chiesina con vari affreschi a tempera che illustrano il mistero centrale della nostra fede cristiana: la Passione Morte e Resurrezione di N.S. Gesù Cristo, inaugurati nella settimana della terza di settembre alla presenza del Vescovo di Bergamo Mons. Roberto Amadei.
Il mistero pasquale inizia “nella notte in cui fù tradito“, la cena del Signore, e degli affreschi aiutano l’uomo a vivere il triduo pasquale: giovedì, venerdì, sabato Santo. Un mistero d’amore che ha iniziato il suo cammino nell’incarnazione (affresco Santa Famiglia), soffre ogni giorno persecuzione e tentazione (affresco Tentazione di Gesù sul monte) e vede Gesù Cristo vincitore della morte e del peccato. L’icona della Pietà acquista in questo contesto il significato più vero e completo. Mentre gli angeli, profondamente amati dal Paris, sono un motivo ricorrente anche nei nuovi dipinti e danno leggiadria e soavità al tema di fondo: “Proprio per aiutare il fedele a vivere intimamente il triduo pasquale, i dipinti sono volutamente essenziali, semplici e, per questo, di grande valenza didattica“, ha spiegato lo stesso autore.
La nostra comunità non può che essere grata a questo figlio che ha saputo onorarla con umiltà.